LAVORO E PENSIONI INSIEME: UNA PROPOSTA

image_pdfimage_print

La proposta che farei io è questa. Prima la dico e dopo la spiego:

al compimento dei 18 anni per chiunque risieda stabilmente in Italia, lo Stato assegna un lavoro part-time all’interno di alcuni settori considerati strategici per il Paese (energia rinnovabile, riciclo e trattamento rifiuti, risistemazione fiumi, argini, colline, monti, riforestazione, creazione bacini di raccolta acque, ricerca per potabilizzazione acqua di mare, produzione idrogeno tramite fotovoltaio e acqua di mare, gestione asili nido ad alta diffusione in ogni parte del Paese...)

Ogni diciottenne quindi inizia a lavorare, dedicando 2 ore al giorno per 5 giorni la settimana, per 48 settimane l’anno, con una paga complessiva di 9 euro l’ora (senza alcuna detrazione e esentasse).

Il ricavato verrà completamente versato in un piano previdenziale obbligatorio scelto liberamente dal soggetto versante, per 42 anni minimo. Al raggiungimento del sessantesimo anno, chiunque lo vorrà potrà andare in pensione, utilizzando quanto versato (metodo totalmente contributivo).

Quali i vantaggi di un simile provvedimento?

1 – i giovani diciottenni cominceranno ad approcciarsi al mondo del lavoro, il che consentirà loro di iniziare esperienze positive per la loro crescita sociale e professionale; allo stesso tempo le 2 ore di impegno non impediranno loro di continuare con gli studi universitari, se lo vorranno, oppure di trovare un altro lavoro che li impegni per le successive 6 ore giornaliere, incrementando i loro introiti;

2 – lo Stato ricava da questi lavori un beneficio che altrimenti non avrebbe: diminuirebbe le assistenze, aumenterebbe l’autonomia energetica nazionale, sperimenterebbe nuove strade in vista del cambiamento climatico, metterebbe a posto il Paese e lo renderebbe tutisticamente più attrattivo;

3 – altro vantaggio per lo Stato ma forse il più importante: verrebbe completamente liberato dell’onere delle pensioni, rimanendo ad occuparsi solo dell’assistenza a chi non ce la fa.

Il Paese invecchia, il peso pensionistico diventa sempre più grave, è tempo che ognuno si prenda le sue responsabilità e si liberino risorse per far crescere le attività economiche.

UNA POSSIBILE RIFORMA SANITARIA

image_pdfimage_print

Il modo in cui è organizzato il sistema delle strutture sanitarie in Italia nasce dalla necessità di concentrare in una unica struttura un insieme di attrezzature costosissime, che richiedono operatori esperti e ambienti speciali per il loro utilizzo. Tutti elementi molto costosi e poco disponibili. Il costo di simili apparati deve essere diluito sul numero massimo di utilizzatori, e il loro utilizzo deve essere al massimo delle disponibilità, per poter abbassare il loro costo pro-capite e darne la disponibilità a quanti più cittadini possibili.

Ma se questo ragionamento vale per le mega attrezzature e per gli ambienti specializzati, il discorso può essere molto diverso per il personale dedicato all’assistenza immediata alle persone.

 

 

RIVOLUZIONARE ANCHE LO STUDIO

image_pdfimage_print

Vorrei fare una proposta sulla scuola. Mi sembra che questi tempi di veloci cambiamenti sociali e tecnologici, ci costringeranno sempre più a continuare a formarci per tutta la vita, aggiornando continuamente le nostre competenze per non restare indietro nella corsa alla competitività. Ebbene allora bisogna rivedere il modo di fare formazione: riservare ai primi 18 anni il tempo della formazione e poi iniziare il tempo del lavoro con le competenze acquisite in quel lasso di tempo, non va più bene: Sarebbe molto meglio integrare formazione e lavoro per un periodo molto più lungo, magari fino alla fine dell’età attiva.
Insomma, anticipare l’inizio del lavoro, e allungare il tempo di formazione, facendoli coincidere e riducendo le ore di apprendimento e contemporaneamente le ore di lavoro: 4 ore di studio, 4 ore di lavoro.
Questo avrebbe i seguenti vantaggi:

1 – anticiperebbe (ai 16 o 18 anni) l’inizio dell’età lavorativa, e aumenterebbe il numero degli occupati, riducendo la disoccupazione;

2 – metterebbe le persone in condizione di poter iniziare molto presto il periodo delle contribuzioni previdenziali, assicurando una pensione a tutti;

3 – riducendo le ore di studio e allungandone il periodo, anzi trasformandolo in uno studio permanente, consentirebbe ai lavoratori di aggiornare le proprie competenze e assumerne altre, se lo credono necessario, con il risultato di avere una forza lavoro sempre all’altezza dei tempi.

Mi fermo qua.

RIVOLUZIONARE IL LAVORO IN ITALIA

image_pdfimage_print

Queste sono le mie proposte per una nuova organizzazione tra lavoro, pensioni e assistenza:

1 – abolizione di ogni adempimento per l’apertura di una attività, sia produttiva che commerciale o di servizi. Tutto svolto con un’unica autodichiarazione da inviare in via telematica al Comune in cui l’attività si apre;

2 – Introduzione della previdenza personale, con versamento e gestione autonoma di un minimo stabilito per legge, a partire dai 18 anni di età, in un conto di investimento titoli, a nome del versante, e vincolo a prelevare somme a partire dal sessantesimo anno di età;

3 – abolizione di qualsiasi forma di assistenza economica e introduzione di un contributo economico unico a beneficio di ogni cittadino che compie 18 anni, sufficiente a coprire le spese di prima necessità (alimentari, bollette, vestiario…);

4 – abolizione del rapporto di dipendenza: ognuno diventa imprenditore di se stesso e si organizza le sue giornate lavorative come crede. Ogni rapporto continuativo con terzi va determinato con contratto scritto e registrato, a garanzia dei due contraenti;

5 – Tassazione per tutti all’80% del proprio reddito imponibile, con possibilità di detrarre dal reddito lordo tutte le spese documentate con scontrini su cui deve essere riportato il proprio CF;

6 – introduzione della moneta complementare all’euro, con possibilità di compensare i propri debiti con la fornitura di merci e servizi, sistema valido su tutto il territorio nazionale.

Ovviamente io non sono nessuno e nessuno mi darà retta.

TEST ANTICOVID IN AUTODIAGNOSI

image_pdfimage_print

Il presidente della regione Veneto Zaia ha annunciato che prestissimo inizieranno i test  per il COVID, esperiti in autodiagnosi. Se ho capito bene quindi ogni cittadino veneto potrà andare in farmacia, acquistare un aggeggio come quello per la gravidanza e farsi da solo il test per la positività al covid comodamente a casa sua.

Vedo che non si è data la giusta importanza a questa notizia, ma a me sembra qualcosa di molto importante: poter conoscere la propria condizione riguardo questo virus che ci sta affliggendo ormai da un anno a questa parte, diventerebbe uno strumento indispensabile per evitare queste maledette chiusure, che ammazzano l’economia del nostro Paese e ci riducono al livello di un Paese del terzo mondo.

Si potrebbe pensare di organizzare tutte le attività in funzione di questo test; se fosse possibile anche ricavarne una specie di attestato, anche digitale, da tenere sullo smartphone o da stampare, e portarselo appresso per mostrarlo nei bar, nelle palestre, al cinema, teatro, al lavoro, sui mezzi di trasporto, sarebbe la liberazione dalla paura continua del contagio; il risultato negativo di questo test potrebbe diventare condizione indispensabile per fruire di ogni prestazione che richieda la vicinanza tra persone. Entri in macelleria a comprare la carne…? Fammi prima vedere il test; sali sul bus per andare in centro…? Il controllore (eh sì, ci vuole di nuovo il controllore su ogni macchina di trasporto pubblico!) non ti fa salire se non mostri il tuo test negativo; se sei positivo, potrai uscire e camminare tranquillamente per strada, a patto che non avvicini nessuno e che lo segnali, ad esempio indossando una mascherina rossa (se non lo fai e ti capita un controllo potresti essere sanzionato duramente).

Sarebbe la libertà, quella vera; chiunque potrebbe fare il test anche ogni giorno, se gli salta in testa, e terminerebbero anche quelle sofferenze psichiche dovute allo stress del non sapere, del fare code chilometriche per un tampone, del non poter uscire, o di uscire e trovare solo negozi chiusi.

Ma sembra che la politca italiana nazionale, quella che siede a Roma e ci regala tante belle pillole di saggezza, non si renda conto di questa grande possibilità, e ascolti i soliti saputoni che dicono che questi test non sono affidabili. Ebbene, cari saputoni, NIENTE è affidabile nella vita, nemmeno voi. Continuate a fare tamponi su tamponi, e più ne fate più ne trovate, segno che ci sono un sacco di positivi non scoperti che continuano a girare tranquillamente per le nostre città. Quindi, se questi test non fossero affidabili al 100%, che differenza fa…? Sarebbe esattamente la stessa cosa,  ma almeno così riavremmo la nostra libertà e non affosseremmo l’economia di questo Paese, come invece state facendo voi con i vostri sproloqui.

ELIMINARE LE REGIONI

image_pdfimage_print

In questi mesi di pandemia hanno dimostrato di creare solo confusione e diversità di trattamento tra i cittadini di questo Paese. I soldi che hanno ricevuto sono stati spesi con criteri difformi l’una dall’altra e molte non si sono preparate alla seconda ondata dell’infezione da covid-19. Sono delle istituzioni inutili e dannose e vanno eliminate insieme ai loro presidenti e alle giunte e a tutto l’ambaradan di burocrazia che si trascinano appresso.

LA DIDATTICA AL VENTUNESIMO SECOLO…?

image_pdfimage_print

E’ tempo di rivedere completamente l’organizzazione della didattica in Italia:
L’attuale funzionamento prevede l’arrivo giornaliero degli studenti nell’edificio scolastico e la loro distribuzione in aule a seconda dell’età e del corso di studi scelto. Gli edifici scolastici sono giornalmente punto di arrivo di migliaia di studenti e docenti, tutti alla stessa ora, il che provoca nelle città un aumento di traffico considerevole.
Le lezioni si svolgono secondo orari prestabiliti all’inizio dell’anno scolastico, con una produttività poco controllabile. Lo svolgimento del programma di studi è condizionato a vari eventi esterni ed interni all’istituto scolastico e non dà garanzia di essere svolto correttamente, né che gli studenti riescano ad assimilare con profitto le nozioni. Le esercitazioni corollario dei programmi d’istruzione sono spesso carenti per mancanza di spazi, laboratori, possibilità esterne, materiali e attrezzature; gli scrutini di fine anno e gli esami sono spesso una formalità a senso unico e non presentano una efficienza tale da garantire che quegli studenti che li superano abbiano realmente assimilato le nozioni insegnate durante un anno intero.
Molto spesso, a prescindere dalla contingenza di questa pandemia, l’inizio delle scuole coincide con l’inizio dei contagi influenzali e altre affezioni, tutte favorite dalla presenza coatta di tante persone troppo vicine per troppe ore ogni giorno.
A questo punto occorre porsi un primo quesito e dare una risposta corretta e senza pregiudizi: è proprio necessario continuare la didattica utilizzando un sistema che fu adottato più di un secolo fa, quando il riunirsi tutti in un locale comune era l’unico modo di seguire una lezione?
La risposta posso iniziare a darla io: No, non è più necessario.
E allora perché continuiamo con questo sistema…?? La risposta che posso dare io è: BOH!?

L’ITALIA POTREBBE FINANZIARSI DA SOLA. ECCO COME:

image_pdfimage_print

La burocreazia delle istituzioni europee è proverbiale, ma non paragonabile alla pesantezza di quella italiana: si tratta di due pesantezze diverse. Quella italiana è dovuta ad un apparato faraginoso e scarsamente efficiente, alimentato nel passato da criteri di assunzione e da dirigenti non all’altezza. Quell europea è dovuta in pratica alla mancanza di volontà dei Paesi membri di raggiungere un accordo unanime. L’unanimità è semza dubbio una garanzia per tutti, ma è anche una gross apalla al piede sulla strada dell’integrazione europea con identità politica, economica e culturale. Anche con queste iniziative per la ripresa a causa della pandemia da covid, si nota come i tempi siano semplicemente inadatti allo scopo. Servono adesso i soldi, non tra 2 anni!

La mia proposta è: freghiamocene dell’Europa:

Le obbligazioni perpetual, come si sa, non necessitano di alcun rimborso, pertanto non andrebbero a caricare il debito pubblico da rimborsare.

1 – Lo Stato deve emettere delle obbligazioni perpetue, destinate ai soli cittadini italiani, ad un tasso di interesse pari allo 0.5% annuo. Cosicché 100 miliardi di obbligazioni comporterebbero quindi il pagamento di 500 milioni l’anno di interessi: praticamente niente. Inoltre ai possessori di queste obbligazioni potrebbero essere assegnati vantaggi di tipo sociale, tipo un abbonamento gratuito a tutti i trasporti pubblici e uno sconto pari al 50% sui ticket della sanità;

2 – queste obbligazioni perpetue potranno essere, gestite in tagli da 10 euro, scambiate nelle normali transazioni commerciali nazionali, al loro valore nominale.

L’ Italia è uno Stato che potrebbe permettersi questo tipo di operazione, perché in Italia esiste molta liquidità privata disponibile per l’acquisto di queste obbligazioni. Altri Paesi non potrebbero permetterselo; probabilmente nemmeno la Germania. L’Italia sì.

Però a questo punto verrebbe anche meno la contribuzione italiana al fondo europeo per l’integrazione, visto che l’integrazione non sembra essere un obiettivo gradito ai Paesi membri.

VOTO ELETTRONICO: SI PUO’

image_pdfimage_print

Il voto elettronico viene demonizzato come un sistema insicuro e non accessibile a tutti. Le notizie di brogli elettorali nel passato, e la percentuale dei votanti alle tornate elettorale degli ultimi decenni, non depongono però certo a favore del sistema attuale! La verità è che chi è contrario al voto elettronico, lo è proprio perché non potrebbe più fare magheggi strani con un sistema che chiaramente non conosce e non padroneggia. Ma costoro dovrebbero spiegare come mai, se il voto elettronico è così insicuro, esiste l’home bankig e a questo sistema affidiamo i nostri soldi. E il voto per posta dei residenti all’estero…?

Allora, facciamo una banale proposta di voto on line e vdiamo se esistono controindicazioni. Io non ne vedo:

1 – ogni elettore entra con le sue credenziali in un sito protetto con i citeri di protezione dei siti bancari, e vota;

2 – in più, ad ogni voto viene assegnato automaticamente un codice random, che viene comunicato solo a chi ha votato, e il voto viene immediatamente pubblicato con accanto questo codice. In questo modo tutti gli elettori possono controllare in qualsiasi momento l’esito del loro voto, collegandosi al sito e andando a controllare cercando il codice random comunicatogli. Così tutti controllano il loro voto; se lo trovano difforme da quello chee hanno espresso, potrebbero modificarlo oppure fare una comunicazione on line al ministero, il quale dopo i dovuti accertaenti potrebbe consentirgli di votare di nuovo o ripristinare direttamente il voto.

Ma questi sono solo dettagli. L’importante è che lo strumento esiste e può funzionare. E se non lo si fa funzionare, è solo perché non si ha la volontà politica di farlo.

COME FERMARE I CONTAGI

image_pdfimage_print

faccio mia questa considerazione trovata su today.it circa il modo di fermare i contagi da coronavirus:

I contagi non si fermeranno fino a quando

  1. non si potenzieranno i servizi di spesa online o almeno di prenotazione della fascia oraria in cui andare
  2. non si organizzeranno squadre di giovani volontari addestrati e protetti per eventuali necessità da portare la spesa o, in alcuni casi, far da mangiare a chi è solo in isolamento, fino a portargli fuori il cane
  3. non si organizzeranno alberghi per ospitare in isolamento i positivi che stanno bene (no, due a Milano non bastano. Lo so che costano, ma costa di più la terapia intensiva). Quando si parla di Cina o Corea, la differenza non la fanno solo mascherine o test, ma soprattutto l’isolamento dei positivi
    non si sottoporranno a tampone anche tutti i pazienti a domicilio, anche con sintomi lievi, anche su richiesta e a pagamento (come in Germania), eventualmente con drive-in o test “sulla porta di casa” (per poi isolarli e assisterli, però, il tampone da solo non cura)
  4. per potenziare la capacità di test non si accetterà l’offerta dei maggiori centri di ricerca, sicuramente in grado di svolgerli in maniera affidabile
    non si potenzieranno (non solo di numero!) le pochissime unità di cura a domicilio
  5. non si forniranno di protezioni ADEGUATE i medici
  6. non si stabilirà un protocollo di trattamento anche a domicilio che vada al di là del paracetamolo, senza lasciare che ciascuno si arrangi secondo la voce dell’ultimo messaggio ricevuto su WhatsApp”.

FONTE

30 maggio 2020:

Siamo ancora in attesa della app di tracciamento dei positivi. Ma certo se a fianco a questa applicazione non si attua un controllo velocissimo della presenza del virus, cosa che con gli attuali tamponi non è praticamente possibile, anche la app servirà a poco, anzi corre il rischio di essere addirittura dannosa. Ma sembra che un sistema ci sia:  NatrixLab sta sviluppando, in collaborazione con l’università dell’Insubria, un test salivare immediato. E’ questo, lo strumento che ci serve. Ognuno potrebbe acquistare il kit per 4 soldi e farsi il test anche ogni giorno. E questa sarebbe la soluzione del problema della circolazione tra le regioni e di qualsiasi altro problema (turismo, attività ricettive, ristoranti, cinema, teatri, scuola, treni, aerei…) Avere a disposizione un test praticamente immediato, con il risutato nel giro di pochi minuti, sarebbe la quadratura del cerchio. Ma non si sa ancora niente, sebbene il test abbia dimostrato di funzionare benissimo!